Decadenza di una famiglia by Matteo Strukul

Decadenza di una famiglia by Matteo Strukul

autore:Matteo Strukul
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
Tags: General, Historical, Fiction
ISBN: 9788822710246
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2017-10-22T22:00:00+00:00


Agosto 1616

36

La cospirazione

Concino era inquieto.

Era rientrato a Parigi da nemmeno un giorno, eppure avvertiva un’ostilità strisciante nei suoi confronti. Era bava di lumaca che riempiva le strade e avvolgeva il Louvre, la corte, i nobili, in una viscida commedia, talmente sordida, talmente volgare che quasi non poteva essere vera. Ma Concino sapeva che in quelle luride allusioni, nelle ingiurie mormorate a mezza voce e nei sorrisi falsi e untuosi si celava un veleno mortale.

Guardò sua moglie. Leonora era ancora così bella: i lunghi capelli neri che parevano serpenti marini, quel volto imperfetto, irregolare, illuminato da occhi scintillanti e scuri, il profilo greco che le donava una strana e selvaggia sensualità.

Intuì le curve, prepotenti, sotto la camicia da notte.

Aveva voglia di lei.

E lei non si sottrasse alle sue attenzioni.

La spogliò, lentamente, carezzando prima il tessuto morbido e poi la pelle chiara, riempiendosi gli occhi della sua bellezza alla fiamma delle candele e al bagliore dorato dei lumi. Lei lo fissava in silenzio, fino a quando la mano di lui, ruvida e forte, non si fece strada fra le cosce piene, penetrandola con le dita nel suo dolce e stillante tesoro.

Lei non trattenne il roco mugolio di piacere che parve scuoterla fin nei più remoti recessi dell’animo. Provò un brivido e lasciò che quel latrato sommesso riempisse la bocca del marito. Lo baciò con selvaggio trasporto.

Concino sentì il pene indurirsi. Ma attese. Prima voleva sentirla urlare e implorarlo di prenderla. Per tutta la notte. Come se fosse la ricompensa proibita, il piacere a lungo atteso e, proprio per questo, più desiderato ed eccitante.

Aveva le dita umide. Risalì la coscia, bagnandola di dolci umori, giunse al ventre, al seno grande e pieno, percorse la gola così irresistibile e infine le bagnò le labbra, infilandole due dita in bocca.

Leonora succhiò, avida e impaziente.

«Vi prego», gli disse in un sussurro, in un mormorio colmo di spine e caldo come un roseto ardente, «prendetemi ora, non resisto più».

Lo fissò con gli occhi socchiusi, felini, quasi fosse una gatta viziosa, corrotta, allevata nel peccato e nella lussuria.

Come se gli avesse letto nel pensiero, Leonora lasciò scendere la propria mano fino a trovargli il membro. Poi gli sfilò le brache, mentre Concino sentiva la carne pulsare fra le gambe in modo insopportabile. Era gonfia e gli faceva male ma quel dolore era l’essenza stessa di un piacere che non provava più da tanto tempo.

Ne aveva bisogno. Ora, in quel momento.

Un piacere non più procrastinabile.

Un piacere nel quale annegare: per prosciugare la mente e dimenticare per un istante le miserie della politica e della commedia umana.

C’erano tutti i Grandi: Bouillon, Guisa, Nevers e gli altri. Si erano dati appuntamento nel palazzo dei Tour d’Auvergne, duchi di Bouillon.

Il principe di Condé li guardò negli occhi. Si trovavano in un salone magnifico, dagli eleganti arazzi e dall’altissimo soffitto a cassettoni. Mobili finemente intagliati e candelabri in oro e argento rendevano quello spazio accogliente e splendido a un tempo. Il duca aveva fatto aprire le ampie finestre per via del caldo estenuante.



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